Ci si chiede spesso se gli autori di autobiografie abbiano vissuto vite speciali, da raccontare, oppure se assistano con occhi diversi ad accadimenti comuni anche ai poveri mortali.
Alan Bennett racconta di sé e della sua famiglia, di suo padre, di sua madre, delle sue zie, dichiarando nel titolo che si tratta di vite come tutte le altre. Perciò ci fornisce una risposta: in tutte le vite, anche in quelle più normali, c’è qualche risvolto, qualche vecchio segreto, qualche cosa non chiara della quale magari si evita di parlare. Per lui si tratta del suicidio del nonno del quale viene informato quasi per caso, nel momento stesso in cui viene diagnosticata la demenza della madre.
Bennet racconta la vita dei genitori con semplicità, con intima commozione, con grande partecipazione, ma senza mai cedere il passo alle lacrime, al rimpianto. Le cose sono andate in un certo modo e basta. Non altrettanto benevolo si mostra invece per quanto riguarda se stesso, per le sue manchevolezze, per alcune sue insensibilità, e a se stesso riserva tutto il peso di rimpianti e rimorsi.
La prosa del libro è scorrevole e semplice e intervallata da immagini in bianco e nero, vecchie foto, molto simili a quelle che ognuno di noi conserva in qualche cassetto dimenticato.
Recensione di Sandra Rebecchi