Le pagine del libro della Dandini contengono brevi monologhi: sono stati recitati ognuno da un’attrice famosa nell’ambito di spettacoli teatrali, qualcuno è stato trasmesso in televisione da diverse emittenti. Lo scopo dichiarato del libro è quello di dare voce a chi non l’avrà mai più, cioè alle vittime del femminicidio, di qualsiasi età e nazionalità. Donne brutalizzate e uccise proprio perché donne, solo perché donne.
E il linguaggio è importante per trasmettere emozioni, per far riflettere, poiché, spesso, veniamo a conoscenza dei fatti di cronaca dalle pagine dei giornali o delle riviste: la stampa ce li racconta nei casi migliori con fredda obiettività, più spesso con toni sporchi di compiacimento che vogliono generare orrore, spostando l’attenzione sulla crudeltà del momento in cui è accaduto l’irreparabile e mantenendo in ombra le motivazioni per le quali alcuni uomini (padri, fratelli, amanti, ex) uccidono donne, le “loro” donne.
L’idea di far raccontare il femminicidio dalle vittime stesse con tono vivace, spesso ironico, è di grande effetto e, limitando l’emozione che pure è grandissima, muove in chi legge altre corde, le sfiora e le fa vibrare, consentendo di riconoscere attorno a se situazioni simili a quelle narrate, discussioni cui si è assistito, grida ascoltate nella palazzina accanto alla propria, sfoghi di amiche in lacrime.
Gli episodi di cronaca si formano intorno a noi, gli assassini, i violenti vivono spalla a spalla o parete a parete con noi tutti, li conosciamo, potremmo prevedere quello che accadrà, ma abbiamo perso l’abitudine ad ascoltare, a badare l’una all’altra, a vedere attraverso le voci i problemi, piccoli o grandi, mimetizzati spesso dal pudore e dalla vergogna.
Il libro si prolunga poi in una seconda parte che costituisce accurata documentazione di quanto raccontato e ampliamento della tematica a problemi esistenti in tutto il mondo, diversi per motivazioni e caratteristiche, che hanno come denominatore comune la violenza, il più delle volte domestica, sulle donne.
Proprio in questi giorni si discute in Parlamento di femminicidio e la TV ci rimanda l’immagine di un’aula troppo vuota rispetto a quella che vorremmo vedere: eppure, anche dal sito della Dandini, moltissime donne hanno firmato una petizione perché il femminicidio fosse un tema prioritario ed importante dell’agenda di governo.
Staremo a vedere.
Per intanto, comprare il libro, leggerlo e farlo leggere è un doveroso atto politico.
Recensione di Sandra Rebecchi